UNA STRANA GIUSTIZIA. QUESTIONE DI COMPETENZA...
Gianluca Marchi

Un commento a caldo del nostro presidente, a cui va tutta la nostra solidarietà, sulla surreale e assurda vicenda giudiziaria in cui è da anni coinvolto insieme ad altri.
È proprio tutto da ridere. Se non ci fosse da piangere. Martedì 20 ottobre, a Venezia, era prevista l'ennesima udienza preliminare per il processo agli indipendentisti, frutto dell'inchiesta che il 2 aprile 2014 coinvolse 49 cittadini, in parte arrestati e in parte indagati (fra i secondi è compreso anche il sottoscritto). Siamo tutti accusati per associazione finalizzata al terrorismo internazionale, reato che prevede fino a 15 anni di reclusione. Tre anni dopo il Gup di Brescia ci rinvia tutti a giudizio, ma qualche mese dopo, quando il processo si apre, il presidente della Corte d'Assise ci manda tutti a casa per incompetenza territoriale. Come gli avvocati della difesa da tempo cercavano di far capire ai giudici, Brescia, nonostante l'indagine fosse stata condotta da quella Procura, non era la sede territoriale competente. Ma nulla da fare e si è dovuto aspettare l'apertura del processo perché il presidente della Corte d'Assise rinviasse tutto ad altra sede, appunto per incompetenza.

E così nell'estate del 2018 approdiamo tutti davanti al Gup di Rovigo per la nuova udienza preliminare. Ad eccezione che per un gruppo ristretto di indagati, quelli direttamente collegati al presunto tentativo di realizzare un secondo tanko, per tutti gli altri il procuratore capo di Rovigo chiede il "non doversi procedere", in pratica l'archiviazione. Il Gup accoglie la richiesta e sentenzia il non doversi procedere se non ricordo male per 32 dei 47 indagati, fra i quali anche chi scrive.

Un mese dopo lo stesso procuratore di Rovigo, inopinatamente, fa ricorso contro la sentenza che aveva richiesto e ottenuto. E invia il ricorso alla Corte di Cassazione. Difficile trovare in letteratura un magistrato inquirente che si appella contro la sentenza che ha sollecitato e ottenuto. Il motivo? Siamo nel campo delle supposizioni molto verosimili: l'inchiesta di Brescia è durata oltre un anno ed è costata milioni di euro, non può dunque finire in archivio senza neppure uno straccio di processo.

Ma non è finita. Dopo qualche mese la Cassazione risponde in sostanza: il ricorso, cari colleghi, non va presentato a noi bensì alla Corte d'Appello di Venezia, competente territorialmente su Rovigo. Le carte dell'inchiesta cambiano di nuovo direzione e arrivano in Laguna. La prima seduta dell'ennesima udienza preliminare (la terza, tanto per intenderci, dopo Brescia e Rovigo) era fissata per la primavera scorsa, ma causa covid è stata rimandata al 20 ottobre. Oggi però i nostri avvocati sono stati avvisati dalla cancelleria che l'udienza verrà rinviata perché è sbagliata la corte a cui è stato presentato il ricorso contro la sentenza emessa dal Gup di Rovigo nell'estate del 2018. Non la Corte d'Assise d'Appello bensì la Corte d'Appello di Venezia andava investita della questione.

Scusate, ma vi sembra una cosa seria? Se non fosse che è coinvolto il futuro di alcune decine di cittadini, la conclusione ideale sarebbe: una grande risata vi deve seppellire per sempre. W l'itaggggglia...

Gianluca Marchi



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